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14/06/2010 | Rassegna Stampa

PSICO LOW COST

14/06/2010

Crisi sociale e culturale, perdita dell'identità cittadina ed evanescenza della qualità amministrativa, ritardo e fatica nella risposta dei Servizi. Questo cogliamo negli interventi: tante proposte, tante idee per tentare di porre “rimedio”. Tra queste proposte ne leggiamo una in particolare e a essa vogliamo rispondere o meglio, con essa vogliamo dialogare: la questione della necessità, che ci pare prenda forma di domanda retorica solo per gentilezza, di una rete di psicologi “low cost”. Il tema è dunque: “low cost” e presa in carico del disagio psichico e sociale. Mi permetto di partire dal negativo della questione, il termine di “bassa spesa” assume un suo fascino solo ed esclusivamente in relazione alla possibilità di mantenere un rapporto inverso tra spesa e qualità del servizio. Come garantire sostegno psicologico, eventualmente intervento psicoterapico che abbiano effettivamente la possibilità di incidere sulla sofferenza delle singole persone e i loro singolarissimi problemi? Come farlo senza che questo intervento prenda la forma di una somministrazione di un trattamento presupposto standard a basso costo? Diversi problemi sorgono quando s’intende avere a che fare con la sofferenza psichica: la formazione dell'operatore, la supervisione-controllo sull'intervento messo in atto, la necessità di trasmettere al paziente l’esclusiva professionalità del rapporto al fine di non complicare in modo ingestibile la relazione terapeutica e altri ancora. Queste questioni, a garanzia della qualità dell'intervento, richiedono che vi sia una sufficiente circolazione di denaro. Si può anche pensare che ci si possa far carico della sofferenza psichica in termini esclusivamente volontaristici, ma il rischio in questi casi, in particolare per persone disorientate che non sanno a chi rivolgersi, è che l'intervento divenga più che personale “personalistico”. Dobbiamo quindi dire che il “low cost” nel campo del trattamento della sofferenza psichica e psicologica è impossibile se non in campo pubblico? Non è così, a patto che gli elementi in precedenza segnalati siano tenuti in conto. La Fondazione Augusta Pini di Bologna ha, infatti, investito importanti risorse a questo scopo e ha aperto due anni fa un Consultorio per la città di Bologna. Al Consultorio Augusta Pini, che ha sede in via de’ Buttieri 13/d, lavora uno staff di dodici operatori, tra psicologi e psicoterapeuti, tutti di formazione psicoanalitica, che offrono un servizio “low cost” e in molti casi del tutto “no cost”, ma per quello che riguarda i pazienti. Il Consultorio offre consulenze e trattamenti anche in spagnolo, francese e inglese. Si tratta d’interventi diretti alle molteplici forme del disagio, nella forma dell'uno per uno e fuori da ogni standardizzazione e anche di una serie di proposte culturali. La sofferenza della città è, infatti, palpabile e chi come noi si occupa del disagio, sotto le sue forme più diverse ed estreme, non può fare a meno di cogliere il ritardo culturale con il quale si muovono le Istituzioni. Assistono, senza risorse, alla trasformazione del legame sociale, alle modalità con le quali le persone si relazionano e, fatto del tutto inedito, al modo con il quale si fondono le relazioni familiari. Il nostro lavoro tiene in conto la dimensione irreversibile di queste trasformazioni e ne studia le conseguenze. È sul piano culturale, e non solo su quello del trattamento, che il Consultorio Augusta Pini vuole dialogare con la città. Molte iniziative, grazie all'investimento della Fondazione, accanto al nostro quotidiano lavoro clinico, sono state promosse al fine di mettere in circolazione una riflessione sulla trasformazione dei legami: un ciclo di seminari tra cinema e psicoanalisi, una serie di tavole rotonde, percosi di narrativa con le Scuole su temi come la morte e la solitudine. E' vero, il gioiello culturale e amministrativo di Bologna sembra essersi fatto più opaco, ma in questa città ci sono ancora forze in grado di esprimere una riflessione di qualità sul nuovo che avanza e che sono anche in grado, questo nuovo, di accoglierlo e di farsene carico. Nel prossimo triennio la Fondzione appronterà un nuovo polo di carattere clinico, scientifico e culturale. In esso saranno presenti tre strutture cliniche, di tipo residenziale, per bambini ed adolescenti e un polo scientifico di studio dedicato al “nuovo che avanza”, quel nuovo che sembra mettere alla corda le risorse della città. In questa nuova struttura sarà presente –non a caso- un teatro/auditorium aperto a tutta la città. Vogliamo però fare sapere, innanzittuto, ai cittadini e alle Istituzioni che il Consultorio Augusta Pini esiste; esiste nella sua rete di relazioni nazionali, con la rete dei Consultori di Psicoanalisi Applicata e con la rete di relazioni internazionali del campo freudiano. Nel suo esistere il Consultorio si rende pronto a dialogare con tutti coloro che sono interessati a tradurre in risorsa ciò che oggi appare solo come il disgregarsi delle vecchie modalità di legame.

Per il Consultorio Augusta Pini, Marco Bani