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22/03/2018 | News

Forum europeo Lo Straniero

Approfondimenti sull'inquietudine soggettiva e il disagio sociale nel fenomeno dell'immigrazione in Euopa

Forum europeo Lo Straniero

Lo scorso 24 febbraio Paola Marinelli, una delle operatrici della Fondazione Augusta Pini ha partecipato al Forum Europeo "Lo Straniero", organizzato a Roma da la Movida Zadig in collaborazione con la Scuola Lacaniana di Psicoanalisi, l'Eurofederazione di Psicoanalisi e AMP - Associazione Mondiale di Psicoanalisi.

Ecco il suo racconto della giornata, delle motivazioni per cui abbiamo partecipato e degli accenni agli interventi più interessanti.

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La partecipazione di noi operatori della Fondazione Augusta Pini, orientati dalla psicoanalisi, non poteva mancare in quanto - accogliendo un crescente numero di minori stranieri, tra cui alcuni minori non accompagnati - ci interroghiamo su quale posto prendere per rispondere in modo responsabile a questo aumento della domanda nel sociale.

Durante la giornata, che si inserisce nel quadro prospettato da Jacques-Alain Miller nell'intento di rispondere alla questione sollevata da Lacan dei rapporti tra psicoanalisi e politica, abbiamo ascoltato la testimonianza di giornalisti, politici, giuristi, associazioni laiche e religiose dove, ognuno con il proprio discorso, ha affrontato il tema dell'immigrazione, in particolare il fenomeno dei flussi migratori provenienti dall'Africa.

Ricordiamo l'intervento della Federazione delle chiese evangeliche, che si occupa del progetto Mediterranean Hope e che ha presentato il programma di accoglienza corridoi umanitari, i quali permettono alle persone costrette a fuggire dal loro paese di accedere per vie legali alla domanda di asilo in quanto "il diritto a chiedere asilo non può essere negato". Infatti, tra le dispute sollevate, oltre alla lentezza burocratica che vede molti richiedenti asilo - i più fragili - cadere nelle mani dei trafficanti di esseri umani, vi è quella che implica la scelta di aprire o chiudere la porta agli immigrati. Secondo il giurista Luigi Ferrajoli "fili spinati e muri non fermeranno la migrazione, ma la renderanno clandestina, spingendo all'illegalità, creando la persona illegale, fuori legge".

Ma cosa spinge le persone a scappare, creando la diaspora dei popoli?

Insieme alle ricerche di sociologi e giornalisti che evidenziano il movente economico notando, ad esempio, come l'aumento della migrazione sia correlato al crollo del dinaro in Libia e all'aumento dei prezzi, le storie che ascoltiamo dai ragazzi sono marcate da una disperata ricerca di riconoscimento.

Toccante l'intervento di Pietro Bartolo, medico che a Lampedusa offre le prime cure ai profughi, il quale ha mostrato l'orrore delle torture che il popolo africano è costretto a subire durante il viaggio e di come da alcuni mesi siano terminati gli sbarchi provenienti dalla Libia aumentando invece quelli provenienti dalla Turchia. L'osservazione è rimasta in sospeso.

I minori con cui lavoriamo ci mostrano video della situazione in Libia dove da mesi, a seguito di una "legge che proibisce la partenza dalla Libia" – parole di un minore - decine di ragazzi vivono rinchiusi in stanze di pochi metri quadri, dormendo ammassati in terra. Ci raccontano di cosa li ha spinti a scappare dalla loro terra e spesso sono le conseguenze di una dittatura o della tirannia di un presidente che governa una cosiddetta democrazia. In alcuni casi, come in Gambia, il dittatore conduce il popolo alla fame inviando i propri uomini a depredare le case e chiunque provi ad opporsi, viene brutalmente ucciso, com'è successo ai genitori di uno dei ragazzi, minore non accompagnato, che abbiamo accolto. "Io voglio tornare nel mio paese, ma dopo che Kabila se ne va" ci riferisce una ragazza spiegando che anche il presidente del Congo invia uomini ad uccidere persone del popolo, in particolare fedeli cattolici (il presidente è protestante) e oppositori che manifestano contro il rifiuto di Kabila nel rinunciare alla carica prevista dalla costituzione.

È dunque sufficiente aprire le porte per l'accoglienza? "Nell'immaginario la porta aperta è più generosa" fa notare la psicoanalista Lilia Majoub, lasciando velata la questione del reale, di ciò che è impossibile da sopportare.

La sfida è per noi quella di creare un luogo che accolga la singolarità del soggetto, la sua radicale differenza, accompagnandolo ad affrontare l'insopportabile affinché si possa scongiurare, come dice Antonio Di Ciaccia, il "ritorno nel reale delle peggiori forme di segregazione"